Ci conoscete?
Siamo state donne libere, ardite, mai sazie di conoscenza, estranee a ogni schema dalla società in cui abbiamo vissuto.
Abbiamo ricoperto ruoli ed esercitato professioni nuove e insolite, per quei tempi.Ma abbiamo tracciato strade nuove, abbiamo fatto cose straordinarie che hanno ispirato sia donne che uomini: per questo, non dimenticatevi di noi!
Alexandra David-Néel, la prima donna a entrare nella Città Proibita
(Saint-Mandé, 1868 – Digne, 1969)
«Sono tre anni che cammino! Non sono arrivata fin qui per tornare indietro senza vedere il Trono di Dio!».
La donna, vicina ai sessant’anni, non pianse, né urlò l’imprecazione che premeva per uscire. Sarebbe entrata a Lhasa, la Città Proibita, a qualunque costo!
Alexandra David-Néel fu una viaggiatrice instancabile, che, con l’unica compagnia di un monaco tibetano, amato come un figlio e poi adottato, percorse i misteriosi territori dell’India, della Cina e del Nord Africa.
Mossa dalla sete di scoperta di nuove terre e nuovi popoli, studiò con tenacia lingue e religioni, fino ad abbracciare con piena consapevolezza la fede buddista. Non si concesse tregue, né amore, né famiglia: il suo unico matrimonio, con Philippe Néel, fu in realtà una scelta di cui si pentì dopo pochi anni, senza tuttavia mai divorziare.
Grazie alla sua determinazione, fu la prima donna a entrare nella Città Proibita, nascosta sotto i cenci di una mendicante. Vi restò ben due mesi, presenza quasi trasparente, assaporando ogni minimo istante che la fortuna le concesse.
Il profumo per lei
Per questa donna coraggiosa e assetata di conoscenza, ho scelto 25 Indochine Pierre Guillaume Paris, della collezione numéraire, un profumo che racconta una terra esotica, sicuramente una di quelle da lei visitate
L’ambientazione scelta da Pierre Guillaume è il Mekong, leggendario, immenso fiume che nasce proprio dall’Altopiano del Tibet. L’atmosfera ovattata, la sciabordio calmo delle onde viene disegnato attraverso la morbidezza felpata del benzoino del Siam, che dona alla fragranza un’allure talcata e setosa.
Come in una formula segreta e preziosa, Pierre Guillaume aggiunge gocce di olio essenziale di pregiato pepe Kampot, che contamina la dolcezza spossante di un miele denso e dorato. L’essenza cosmetica di un balsamo birmano, la thanaca arricchisce di sfumature sensuali e insolite una creazione che conserva un carattere enigmatico in tutta la sua evoluzione, omaggio a una terra misteriosa, ricca di contraddizioni.
Epilogo
Alexandra David-Néel morì a 101 anni.
L’anno precedente aveva rinnovato il passaporto. Perché mettere limiti alla buona sorte?
Alice Guy Blaché, la prima donna regista
(Saint-Mandé, 1873 – New Jersey, 1968)
«Avevo realizzato il mio sogno. Ho diretto 750 film, ma tu, marito mio, non hai avuto pietà.
Mi hai fatto fallire e, a causa tua, sono stata completamente dimenticata.»
Alice Guy, coniugata Blaché, non è molto conosciuta. Eppure fu la prima donna che, innamorata dalla scatola magica dei fratelli Lumiére, intraprese la professione di regista, all’epoca appannaggio esclusivo degli uomini.
Su una terrazza quasi fatiscente, con una rudimentale macchina da presa, un fondale dipinto da un pittore di ventagli, e attori reclutati tra gli amici, l’intraprendente Alice debutta come regista con La Fée aux Choux”, un corto della durata di poco meno di un minuto, che vede una dolce fanciulla cogliere neonati in un campo di cavoli.
Alice studia, prova, mette a punto tecniche sempre più ardite, mentre comincia a girare il mondo come cineasta, diventando, nel frattempo, e con la sola forza delle sue capacità, presidente del consiglio d’amministrazione della casa cinematografica Gaumont.
Poi si sposa con Herbert Blaché Bolton e si trasferisce con lui negli States: il ruolo di semplice consorte non fa per lei, e fonda la sua casa di produzione, The Solax Company.
Ma la Grande Guerra è alle porte e sovverte tutti gli equilibri del vecchio mondo, incluso il suo: Herbert perde tutto in Borsa, e la lascia indebitata e sola con i figli. Alice assiste impotente al fallimento della sua azienda e del suo matrimonio, e si trasferisce in Francia, dove spera di ricominciare.
Il profumo per lei
Immagino Alice come una donna malinconica, ma non vinta. Per questo, ho pensato a una creazione di Jul et Mad, Terrasse à St-Germain: vedo una creatura ancora vitale che, seduta ad un tavolino di un bistrot parigino, assapora l’atmosfera vivificante di una città vibrante.
Terrasse à St-Germain è una splendida e delicata creazione del Naso Dorothée Piot, che ha distillato tutta la verve e il romanticismo della Ville Lumiére nel pesante flacone luxury proprio del brand.
Il profumo è un equilibrio perfetto di freschezza ed eleganza, che si apre con le note bitter del pompelmo e del rabarbaro, leggermente addolcite da succo di mandarino.
Le note volatili di testa fluiscono liquide verso un cuore floreale dalle tonalità acquatiche di fresia, loto e delicata rosa blu. Pur conservando il carattere di una fragranza esperidata, Terrasse à St-Germain lascia affiorare un cuore intenso, persistente, che mantiene, pur nella sua trasparenza, un temperamento tenace. Legni preziosi e muschi ne fissano il sillage, evocando immagini e ricordi di struggente intensità.
Epilogo
Seduta a quel tavolino, Alice avrà pensato, con la sua consueta caparbietà: «Ricomincerò!».
Purtroppo il destino le riserverà solamente un lunghissimo periodo di oblio.
Freya Starck, la scrittrice esploratrice
(Parigi, 1893 – Asolo, 1993)
«Non sapevi, cara zia, che passione ardente abbia acceso quel tuo libro! Me lo hai regalato come una favola, ma invece ha fatto scaturire la mia ragione di vita.»
Tutto cominciò con il dono di un libro: Le mille e una notte da parte di una vecchia zia.
Dopo qualche anno, Libano, Siria, Iran, Iraq e Arabia meridionale non furono più solo letture, ma le mete dei suoi viaggi: Freya Stark non era mai sazia di tramonti, deserti, montagne, visi cotti dal sole. Voleva sapere, comunicare, conoscere le culture dei paesi d’Oriente, all’epoca ancora quasi sconosciute e avvolte da un’aura di mistero.
Fu esploratrice, cartografa e scrittrice; viaggiò in totale solitudine, annotando ogni attimo delle sue straordinarie esperienze; studiò le lingue orientali fino a conversare scioltamente con beduini, capi di stato e guide, lei, donna e minuta, ma determinata, il cui unico vezzo erano cappelli e turbanti in seta che indossava sempre (per coprire una cicatrice, resto di un incidente della sua infanzia), e una Leica, che portava sempre al collo come una preziosa collana.
Il profumo per lei
A Freya dedico Nuit de Sable BDK, un jus in cui si alternano note calde e fredde, quasi a emulare l’escursione termica che tanto mette alla prova i viaggiatori del deserto.
La freschezza del cardamomo si congiunge con la sensualità del cumino, su cui si adagia piano piano un fine spolvero di noce moscata. Il cuore di Nuit de Sable è ardente di rosa turca, che affiora con discrezione, ma risoluta, accompagnato e rafforzato dall’ossido di rosa. Un insolito ed enigmatico accordo di sabbia calda rimanda a paesaggi infuocati, gli stessi che Freya avrà ammirato e che ha descritto con minuzia nei suoi diari di viaggio.
Nuit de Sable sfuma infine con delicatezza sull’eleganza del sandalo australiano, che si tinge degli aromi erbacei di fava tonka, sussurrando nuance boisé. Muschi sibillini suggellano questa fragranza di grande raffinatezza.
Epilogo
Freya non smise mai le sue ricerche e fu una scrittrice prolifica: solamente la sua autobiografia si compone di ben quattro volumi, scritti ad Asolo, piccola e amena cittadina in provincia di Treviso, dove trascorse gli ultimi anni nella villa che tuttora custodisce frammenti della sua vita avventurosa.
Tina Modotti, la grande fotografa
(Udine, 1893 – Città del Messico, 1942)
«Non posso stare lontana da un popolo che soffre. Né dagli uomini, né dalle donne. Il Messico mi è entrato nel cuore.»
Tina Modotti, considerata una delle più grandi fotografe del XX secolo, donna ardente, appassionata, politicamente impegnata. Le battaglie dei popoli che languivano per le politiche sbagliate diventavano sue.
Nacque in Italia, ma viaggiò tantissimo e amò il Messico come una patria, lo visse fin nel profondo, fino alla sua morte prematura – in circostanze mai ben chiarite – a soli 45 anni.
Imparò l’arte della fotografia da uno dei suoi compagni di vita, Edward Weston, ma presto si stancò di ritrarre panorami, fiori e paesaggi, e si appassionò sempre più alla simbologia del lavoro: le mani dei lavoratori saranno uno dei suoi soggetti ricorrenti.
Fu amica e compagna di partito di Diego Rivera e di sua moglie Frida Kahlo, condivise ideali e speranze con Robert Capa, Ernest Hemingway e Pablo Neruda. Con essi e con altri si schierò sempre dalla parte delle vittime dei soprusi, scattando e riportando, instancabile attivista per una società migliore.
Amò molto: si dice che non facesse distinzione tra amanti uomini e donne, che, considerata la sua bellezza e la sua grande personalità, le cadevano ai piedi, completamente soggiogati.
Il profumo per lei
Per Tina ho scelto una fragranza dedicata al Messico: Cozumel di Laboratorio Olfattivo, creazione impeccabile di Marie Duchêne, distillato di una terra affascinante e ardente, dove il sole cuoce la pelle ed esalta gli animi.
In Cozumel non vi sono temi accennati o sussurri, non vi sono fiori: lo start è passionale, quasi virile, dato dalle foglie verdi e aromatiche della salvia e dal tocco agrumato caldo del bergamotto. Nel cuore il tabacco biondo arde senza fiamma, diventando cenere odorosa che si consuma in un abbraccio con la canapa indiana.
Note ambrate avvolgono trucioli di legni nobili, cedro e sandalo, diventando un tutt’uno fragrante che si innalza in un sacro vapore d’incenso: Cozumel è una fragranza severa, senza fronzoli.
Epilogo
Anche Tina era così: pur nella sua smagliante bellezza, cui molti cedevano, ella conservava qualcosa di inflessibile, un rigore privo di orpelli che le faceva scegliere la denuncia per gli ultimi. Come scrisse Pablo Neruda, nell’epitaffio a lei dedicato, il 5 gennaio 1942:
«Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa. Riposa dolcemente, sorella…»
Amelia Earhart, la leggendaria donna pilota
(Atchinson, Kansas, 1898 – Atollo di Nikumororo, 1937)
«Mi sono persa nella nebbia. Così sono diventata leggenda.»
Sicuramente il pilota Frank Hawks non aveva idea delle conseguenze che quel volo su Hollywood avrebbe avuto sulla bionda ragazzina che gli sedeva a fianco.
Lei invece se lo ricorderà per sempre: Amelia Earhart, quel giorno, decise che i cieli sarebbero stati la sua meta, la sua casa.
Risparmiò per pagarsi le lezioni di volo e, finalmente, a soli ventitré anni, ottenne il brevetto di volo. In un periodo di grandi cambiamenti sociali – era la fine degli anni venti – Amelia fu convinta femminista e per dimostrare che le donne valevano quanto gli uomini, accettò la sfida di compiere un’impresa straordinaria: volare da Trepassey (Terranova) a Burry Port, nel sud del Galles.
Miss Lindy – così veniva chiamata per la singolare somiglianza con il suo idolo, Charles Lindbergh – superò la prova e divenne una celebrità. Si susseguirono innumerevoli voli rischiosissimi, considerate le attrezzature dell’epoca, da cui Amelia uscì vincente o salva per miracolo. Nel 1936 progettò il giro del mondo in aeroplano, ma a causa di un guasto l’aereo precipitò e Amelia si salvò per pura fortuna.
Indossava sempre un braccialetto con un’ala, che il marito, George Palmer Putnam, le aveva regalato come porte bonheur.
L’anno seguente ritentò l’impresa: Il 2 luglio 1937, Miss Lindy e il suo copilota partirono verso l’isola di Howland.
Dopo troppe ore di silenzio radio, venne captato il messaggio dall’aereo di Amelia: «Sto viaggiando nella nebbia e ho solo mezz’ora di carburante. Non vedo terra.»
Poi, più nulla.
Il profumo per lei
Le ali dell’aereo su cui volava non l’hanno sorretta, per cui scelgo di far salire Amelia su un magico mezzo di trasporto: un tappeto volante che la trasporti ovunque: Tapis Volant di Liquides Imaginaires, una fragranza della collezione Eaux de l’Est, creata a quattro mani da Quentin Bisch e Nisrine Grillie.
Tapis Volant è una creatura fatta d’aria, incorporea. Volteggia, in una danza lieve fatta di petali di iris, semi di carota e sottili accenti di gelsomino: è un jus aggraziato, un sospiro di nuvola. É il vento che scompiglia i capelli e vi intrica sentori di erba fresca e di spezie fredde. Iris, spezie, gelsomini pudìchi incontrano i sentori di fieno tagliato della fava tonka, magistralmente orchestrati con un sandalo prezioso.
Tapis Volant è una fiaba impalpabile, un tessuto dorato evanescente che può portare sino ai confini del mondo.
Epilogo
Di Amelia si seppe, anni dopo, che si schiantò con il suo aereo sull’atollo di Nikumororo, e morì di sete dopo giorni.
Il marito ritrovò in casa il braccialetto porta fortuna: Amelia lo aveva dimenticato.
Gerda Taro, la reporter di guerra
(Stoccarda, 1910 – Madrid, 1937)
«Le macchine, dove sono le macchine? Le pellicole, le mie pellicole…!»
Fronte spagnolo, 25 luglio 1937. Gerda Taro era lì, per testimoniare con le sue foto la resistenza iberica, ad ovest di Madrid, sul fronte di Brunete.
Poi un terribile incidente. Gerda perde molto sangue, ma è cosciente. Chiede delle sue macchine fotografiche, delle sue pellicole… Non sa che sta morendo. Con le mani si tiene il ventre gravemente ferito dalla ruota di un tank.
Gerda, assieme al compagno Endre Friedman, un freelance ungherese, ebreo come lei, andava sui territori di guerra e fotografava, riportando testimonianze che erano incubi. Per venderle ai giornali si inventarono un nuovo nome per lui, che userà anche lei per un periodo: Robert Capa, non più ebreo, ma americano espatriato in Europa.
Funzionò, nonostante i pericoli e i rischi di quel mestiere così appassionante e duro. Sino a quel giorno.
Il profumo per lei
A Gerda, giovane donna intrepida, dedico This July Evening, di Floraikü: mi piace immaginare che questa raffinata fragranza avrebbe, forse per una sola sera di luglio, dileguato i ricordi delle terribili immagini impresse per sempre nelle sue pellicole.
This July Evening appartiene alla collezione Enigmatic Flowers, ed è una ricca e soffice interpretazione della vaniglia e del gelsomino. É piena estate, il calore esalta tutti gli odori, ma i bruni baccelli e i candidi petali rilasciano la loro fragranza più morbida, senza aggredire.
Ne smorza l’enfasi il prezioso olio di camomilla blu, che con l’elicriso dal profumo di vento e di mare ci fa sentire le onde vicine, mentre sfiorano dolcemente la battigia. Le pregiate assolute di cera d’api, di mimosa, di ribes nero e di rosa fanno di This July Evening una composizione ricchissima di pathos, un jus complesso e sontuoso che tuttavia non stanca mai e non finisce di stupire.
Epilogo
Quel 25 luglio, in Spagna, per diverse ragioni Endre non era accanto a Gerda, non la colse di sorpresa come amava fare, mentre lei era pensierosa, o addormentata, o stanca (celebre è lo scatto in cui lei riposa appoggiando la testa su un cippo lungo una strada).
Gerda era sola, nel momento in cui il cingolato la uccise.
In conclusione
Siamo state libere, indipendenti, anomale. Ma soprattutto Donne.
Abbiamo realizzato ciò per cui abbiamo lottato. Ora ci conoscete meglio.
Forse, adesso, le fragranze che ci hanno vestito continueranno a parlarvi di noi.