Neela Vermeire Crèations Mohur Eau De Parfum

Mohur Neela Vermeire ci fa sognare la mitica principessa Mehrunissa con un jus elegantissimo e complesso dove la Regina  fra i fiori, la rosa è protagonista di un’interpretazione inedita.

Appena spruzzato, ci troviamo a danzare fra i sari fruscianti in una girandola vorticosa di sensazioni in cui spiccano la freschezza penetrante del pepe e la dolcezza terrena della carota che fa capolino preannunciando il rizoma d’iris nel fondo.

Poi si schiude rapida la rosa turca, ariosa e umida con tocchi di violetta e polline di biancospino che virano il rosa pesca dei suoi petali al lilla cangiante.

Il fiore sboccia, s’arruffa, cresce opulento a pieno volume rivelando accenni saponosi e di frutti di bosco tipici delle rose inglesi, forse in omaggio all’India coloniale.

Toccando lo stilosissimo flacone disegnato dal celebre designer Pierre Dinand, la mente vola nell’antica Agra, capitale dell’impero Moghul, nelle stanze private del palazzo rosso dove Mehrunissa visse godendo di privilegi mai accordati prima ad una regina.

Al calar del sole fra decorazioni fastose e volte stellate, le sue ancelle sciolgono la Regina  dei veli e la preparano per la notte.

Petalo dopo petalo la rosa si sfoglia adagiandosi tra i vapori di una vasca di latte di mandorla.

Sontuosamente mielato di assoluta di rosa di maggio, Mohur diventa così sulla pelle come un bagno principesco tanto succulento ed evocativo da non sapere se affondare le narici o sorseggiarlo. Basta un pizzico d’iris e subito sembra di sentire la polvere di mandorle finissima mischiarsi al cardamomo fino a ricordare i laddu, tipici dolcetti indiani da gustare stando a mollo fra le rose.

La traccia che ci accompagna è quella di un finissimo chypre moderno, dove l’aspetto verde e floreale del sandalo riecheggia la rosa mentre il patchouli prolunga la sensazione umida e vaporosa.

Un pizzico di preziosissimo oud da corpo con la sua intensità animale ed erbacea avvolta da un soffio di vaniglia, benzoino e tonka regalando il tocco finale, l’erotismo sussurrato di una nappa morbidissima.

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